I tumori cutanei perioculari

I tumori cutanei perioculari

I tumori cutanei perioculari
Enrico Matteini, UOSD di Dermatologia, Policlinico di Roma Tor Vergata

I tumori perioculari, ed in particolare i tumori maligni della palpebra, rappresentano il 5-10% della totalità dei tumori cutanei. La lesione più frequentemente riscontrata è il carcinoma basocellulare (BCC), il quale rappresenta circa l’85-95% delle lesioni perioculari diagnosticate, mentre sono meno comuni le diagnosi di carcinoma squamocellulare (3,4-12,6%), carcinoma sebaceo (0,6-10,2%), melanoma e carcinoma a cellule di Merkel (entrambi <1%). Come per le altre sedi corporee, i principali fattori di rischio sono rappresentati dall’età avanzata e dall’eccessiva esposizione solare, soprattutto durante l’adolescenza.

La forma clinica più comune è il BCC nodulare, che si presenta come una lesione nodulare non dolente, spesso pruriginosa e sanguinante, tipicamente localizzata sulla palpebra inferiore. Una variante più rara è il BCC morfeiforme, una lesione piana, scarsamente definita, di colore giallo pallido, che interessa solitamente il canto mediale ed è caratterizzata da un maggior potenziale di infiltrazione, con aumentato rischio di invasione orbitale.

La sede di riscontro caratteristica varia a seconda del tipo di neoplasia: i carcinomi basocellulari e squamocellulari hanno come localizzazione preferenziale la palpebra inferiore ed il canto mediale, mentre il carcinoma sebaceo ed il carcinoma a cellule di Merkel si ritrovano più frequentemente a livello della palpebra superiore, dove vi è una maggiore concentrazione di ghiandole di Meibomio.

Sebbene la diagnosi definitiva di questi tumori venga effettuata su base istologica mediante prelievo bioptico di tessuto lesionato, la dermoscopia può rivestire un ruolo importante soprattutto nel riconoscimento delle lesioni agli stadi iniziali, nei quali la clinica potrebbe simulare lesioni benigne, quali nevi melanocitari, emangiomi o cisti sebacee, o di natura infiammatoria, quali blefariti e blefarocongiuntiviti. Tra le diagnosi differenziali più ricorrenti e difficoltose riportate in letteratura ci sono quella tra BCC e nevo dermico e quella tra carcinoma squamocellulare in stadio iniziale e blefarite anteriore cronica.

Recenti studi hanno dimostrato l’utilità della dermoscopia nella differenziazione tra le lesioni di tipo non melanocitario di natura maligna, ed in particolare i BCC, da quelle non melanocitarie di natura benigna. Da tali studi è emerso che i BCC del margine palpebrale (EBCC) non solo presentavano pattern comuni ai BCC delle altre sedi corporee quali vasi arboriformi, ulcerazioni, nidi ovoidali e globuli, ma erano riconoscibili anche altri criteri caratteristici, seppure non patognomonici, quali il colorito rosa-giallastro (le lesioni benigne come l’emangioma sono caratterizzate invece da un colorito tendente al blu) e la presenza di vasi lineari perpendicolari al margine palpebrale (questi ultimi considerati però più come “spie” di una possibile lesione piuttosto che come segni di attività neoplastica, a differenza dei vasi arboriformi).

Non sono invece ancora riportati, nella letteratura scientifica attuale, evidenze della presenza di criteri dermoscopici che consentano di distinguere le lesioni perioculari di tipo melanocitario di natura maligna da quelle melanocitarie di natura benigna.

Il gold standard di trattamento dei tumori cutanei perioculari è rappresentato dall’intervento chirurgico eseguito mediante tecnica di Mohs, ossia con valutazione istologica intraoperatoria delle porzioni di tessuto asportate, così da poter identificare i margini di resezione e garantire l’escissione completa della lesione. Tuttavia, data anche la delicata sede di localizzazione di questi tumori, non sempre è possibile intervenire chirurgicamente, soprattutto in presenza di fattori di rischio quali l’età avanzata del paziente o il riscontro di eventuali comorbidità. Qualora l’intervento chirurgico fosse controindicato, è possibile intervenire localmente con i trattamenti topici. L’ Imiquimod 5% crema, già utilizzato efficacemente per i BCC di altre sedi corporee, può essere applicato sulla lesione per 5 giorni/settimana per un periodo di 6 settimane totali. Nonostante la possibilità di reazioni avverse localizzate, quali ad esempio eritema, edema o vescicolazione della zona coinvolta, si ottiene una completa regressione della patologia al termine del trattamento.

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