PEMFIGOIDE: cosa c’è di nuovo?

PEMFIGOIDE: cosa c’è di nuovo?

Dionisio Silvaggio
Unità Organizzativa di Dermatologia, Policlinico di Roma Tor Vergata

Il pemfigoide è una patologia bollosa autoimmune, che nei pazienti con comorbilità può portare ad una mortalità del 10% ad un anno; di recente è aumentata la sua incidenza, e anche l’interesse da parte della comunità scientifica. Particolarmente rilevanti sono i risultati di tre studi pubblicati recentemente  su JAMA Dermatology. [1]

Il primo, condotto presso il Groningen Center for Blistering Diseases, sottolinea come non siano sempre necessarie, per la diagnosi di pemfigoide, lesioni di natura bollosa, sovvertendo i dogmi classici riguardanti le caratteristiche cliniche delle malattie bollose.

I pazienti con la variante non bollosa spesso lamentano prurito cronico associato ad un rush cutaneo non specifico, che può condurre il dermatologo a considerarla erroneamente una forma eczematosa, allungando così i tempi della corretta diagnosi.

Il team di ricercatori ha quindi valutato l’accuratezza delle metodiche attualmente disponibili per la diagnosi di pemfigoide, confrontando l’immunofluorescenza diretta (DIF) su campioni di biopsia cutanea e vari test sierologici, in uno studio retrospettivo su 1125 pazienti con sospetto di pemfigoide bolloso o non bolloso.[2]

Dei 343 pazienti a cui è stato effettivamente diagnosticato il pemfigoide, il 21,6% presentava la variante non bollosa. La DIF ha dimostrato una sensibilità del 88,3% associata ad una specificità del 99,2% nella diagnosi della patologia. La sensibilità è risultata minore nei pazienti con la variante non bollosa.

Attraverso questa metodica sono stati riscontrati depositi IgG nel 19,8% dei casi, IgG e C3c nel 44,6%, IgG e IgA nel 6,6% e la presenza di tutte e tre le componenti nel 20,5% dei campioni.

Tra i test immunosierologici l’immunofluorescenza indiretta su substrato separato con cloruro di sodio (IIF SSS) ha dimostrato la maggiore sensibilità (77%) e specificità (99,9%), con un valore predittivo positivo del 99,6%. [3]

Il test BP180 NC16A ELISA è risultato utile invece nel monitoraggio dell’attività della patologia.

I ricercatori hanno dunque proposto dei criteri diagnostici minimi per il pemfigoide bolloso e non, che devono includere almeno due tra i seguenti:

  1. prurito e/o predominanza di lesioni bollose;
  2. depositi di IgG lineari e/o di C3c alla DIF su campione da biopsia cutanea;
  3. positività alla colorazione con IIF SSS su campione sierico.

Un altro studio[4], condotto dai medici del Ramban Health Care Campus in Israele, ha sottolineato come le lesioni mucose siano una manifestazione relativamente comune della suddetta patologia. Queste infatti si presentavano in 56 (17,1%) dei 328 pazienti studiati nell’analisi retrospettiva, coinvolgendo anche le mucose laringee, genitali, anali ed oculari.

Fattori associati a lesioni mucosali sono la giovane età, la maggiore estensione di malattia, una diminuita eosinofilia periferica e il trattamento con alte dosi di corticosteroidi.

Nel terzo studio è stata infine analizzata l’associazione tra l’insorgenza di pemfigoide bolloso e l’assunzione di inibitori della dipeptidil peptidasi IV (DPP-4). La ricerca ha interessato 670 pazienti con pemfigoide bolloso di recente insorgenza e diabete di tipo 2 e 670 pazienti nel gruppo di controllo.

All’analisi multivariata, la probabilità di insorgenza di pemfigoide bolloso è risultata del 58% più alta nel gruppo di chi assumeva inibitori della DPP-4 (con il coinvolgimento prevalente del sesso maschile).

In questi casi è consigliato un immediato passaggio a farmaci di un’altra classe.

Bibliografia

  1. Asli Bilgic Temel et al. Diagnostic Criteria and Phenotypes of Pemphigoid and the Association With Gliptins. JAMA Dermatol. Published online January 9, 2019.
  2. Joost M. Meijer et al. Assessment of Diagnostic Strategy for Early Recognition of Bullous and Nonbullous Variants of Pemphigoid. JAMA Dermatol. Published online January 9, 2019. doi:10.1001/jamadermatol.2018.4390
  3. Yang B et al. Accuracy of indirect immunofluorescence on sodium chloride-split skin in the differential diagnosis of bullous pemphigoid and epidermolysis bullosa acquisita. Indian J Dermatol Venereol Leprol.2011 Nov-Dec; 77(6):677-82.
  4. Khalaf Kridin et al. Assessment of the Prevalence of Mucosal Involvement in Bullous Pemphigoid. JAMA Dermatol. Published online January 9, 2019. doi:10.1001/jamadermatol.2018.5049
  5. Lee SG et al. Association of Dipeptidyl Peptidase 4 Inhibitor Use With Risk of Bullous Pemphigoid in Patients With Diabetes. JAMA Dermatol.2019 Jan 9. doi:10.1001/jamadermatol.2018.4556.