Fotobiomodulazione nel trattamento dell’acne infiammatoria moderata e grave

Fotobiomodulazione nel trattamento dell’acne infiammatoria moderata e grave

Chiara Tartaglia
Unità Operativa di Dermatologia, Policlinico di Roma Tor Vergata

La fotobiomodulazione è una nuova tecnica non invasiva che sta dando ottimi risultati come complemento terapeutico nel trattamento dell’acne infiammatoria, attraverso l’utilizzo di una luce fluorescente a bassa intensità, prodotta da cromofori opportunamente stimolati.

Il processo di fotobiomodulazione si basa sulla capacità dei fotoni emessi a specifiche lunghezze d’onda, di interagire con i sistemi biologici, cellule e tessuti, modulando vari aspetti della biologia molecolare. Sebbene i meccanismi cellulari e molecolari non siano stati del tutto chiariti, vengono ad essere influenzati il metabolismo cellulare, l’aumento dell’ATP e la modulazione dei ROS. Tutto ciò favorisce una riduzione dell’infiammazione, modificazioni dell’attività cellulare, una modulazione della sintesi del collagene e un miglioramento della circolazione sanguigna.

La pelle è in grado di assorbire la luce visibile (da 400-700 nm) che penetra a varie profondità, a seconda della lunghezza d’onda. Le lunghezze d’onda più corte (di colore blu) penetrano solo le parti più superficiali, mentre le lunghezze d’onda più lunghe (verdi, arancioni e rosse) penetrano più in profondità nel tessuto. A seconda della profondità raggiunta, le lunghezze d’onda ottenute riescono a stimolare più linee cellulari con effetti diversi.

Il trattamento prevede l’utilizzo di gel fotoconvertitori, ovvero formulazioni non assorbenti contenenti molecole (cromofore) che assorbono la luce emessa da una lampada LED a 415 nanometri.  Viene applicato il gel in strato sottile sull’area da trattare, che successivamente viene sottoposta ad illuminazione con luce blu per ottenere la fluorescenza.

La fotoconversione del gel produce uno spettro a più lunghezze d’onda dinamico grazie al fenomeno dello spostamento di Stokest.

Lo spettro di luce generato va da 500 a 650 nm e converte la luce blu in lunghezze d’onda verdi, gialle, arancioni e rosse dello spettro visibile senza emissione né di raggi UV né di infrarossi.  Queste lunghezze d’onda sono in grado di penetrare a varie profondità la pelle e di stimolare i tessuti e le cellule cutanee.  In particolar modo si ha una penetrazione, cosi detta breve o superficiale, che genera un controllo della colonizzazione da parte di batteri come il P. Acnes  e una riduzione dell’infiammazione indotta da microbi.

Le prime terapie a base di luce per il trattamento dell’acne, si basavano proprio sull’evidenza che i batteri sintetizzano cromofori come le porfirine (coproporfirine) che permettono alla fototerapia di esercitare un effetto citotossico selettivo sul batterio. L’eccitazione delle porfirine batteriche mediante assorbimento di luce induce produzione di ossigeno singoletto e radicali reattivi che danneggiano la membrana batterica e causano la morte cellulare.

Una penetrazione media della luce, ovvero della porzione più superficiale del derma  determina un’attivazione e proliferazione dei fibroblasti con aumento della densità del derma. E infine una penetrazione profonda migliora la vascolarizzazione, riduce l’infiammazione e induce produzione di collagene tipo I ed elastina.

Le sedute vengono effettuate ogni 1-2 settimane per un numero approssimativo di 6-8 sedute a seconda della gravità della componente infiammatoria. L’obiettivo della fotobiomodulazione è di supportare la terapia topica e sistemica accreditata dalle linee giuda, purtuttavia mentre la terapia antibiotica orale non costituisce un problema per lo svolgimento delle sedute la terapia con isotretinoina orale deve essere ben valutata a causa della xerosi indotta.

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