Nuovi scenari terapeutici nel trattamento dei linfomi cutanei a cellule T

Nuovi scenari terapeutici nel trattamento dei linfomi cutanei a cellule T

Cosimo Di Raimondo
Unità Organizzativa di Dermatologia, Policlinico di Roma Tor Vergata

I linfomi cutanei possono manifestarsi come forma esclusivamente cutanea (Linfomi primitivi cutanei) o come risultato di un coinvolgimento secondario a partire da altri organi, principalmente i linfonodi (Linfomi secondari cutanei).
I Linfomi Primitivi Cutanei possono originare dai Linfociti B, dai Linfociti T e dalle cellule NK. Le varianti in assoluto più frequenti sono quelle a cellule T. 1

La classificazione risulta ancora complessa a causa sia della rarità della patologia che delle numerose varianti della stessa; attualmente la classificazione più utilizzata è la WHO-EORTC (World Health Organization-European Organization for Research and Treatment of Cancer) che prevede la distinzione dei linfomi in base al sottotipo linfocitario primariamente coinvolto (B o T) e al comportamento clinico della neoplasia (a basso o ad alto grado di malignità).

La scelta del trattamento per un linfoma cutaneo a cellule T (CTCL) dipende direttamente dal grado di malignità e dallo stadio evolutivo della malattia.2
Recentemente (Gennaio 2018) l’EMA ha approvato l’uso di Brentuximab Vedotin, un anticorpo monoclonale anti CD30 legato all’agente citotossico antimicrotubulare, monometilauristatina E (MMAE) nel trattamento dei CTCL CD30+ .

Lo studio Alcanza che ne ha permesso la registrazione ha dimostrato che il 56% dei pazienti trattati con Brentuximab Vedotin ha ottenuto un tasso di risposta obiettivabile globale di durata pari o superiore a 4 mesi (ORR4) (endpoint primario) rispetto al 12% dei pazienti con terapia standard (Methotrexate-Bexarotene). L’incidenza degli eventi avversi  (EA) di grado ≥3 è stata rispettivamente del 41% contro 47%, gli EA di grado ≥4 invece del 29% in ciascun braccio.
L’EA più frequentemente riportato nel braccio del brentuximab vedotin è stato la neuropatia periferica verificatasi nel 67% vs 6%; è da evidenziare tuttavia che all’ultimo follow-up il 28% dei pazienti ha mostrato un miglioramento o una risoluzione dei sintomi.

Pertanto Brentuximab Vedotin è attualmente indicato per il trattamento di pazienti adulti affetti da CTCL CD30+ sottoposti ad almeno una precedente terapia sistemica.3

In corso di approvazione da parte dell’FDA è il Mogalizumab, un anticorpo monoclonale anti chemokine receptor 4 (CCR4), che risulta sovraespresso sulle cellule T neoplastiche.

Lo studio randomizzato di fase III MAVORIC ha dimostrato la significativa superiorità del Mogamolizumab in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS), percentuale di risposta complessiva (ORR) e qualità di vita (Qol) rispetto al  Vorinostat, farmaco già approvato dall’ FDA.

La PFS mediana è risultata di 6,7 mesi nel braccio trattato con Mogamolizumab rispetto ai 3,8 mesi nel braccio trattato con Vorinostat.

Gli eventi avversi manifestatisi durante il trattamento in oltre il 20% dei pazienti e risultati più comuni con Mogamulizumab rispetto a Vorinostat, sono stati le reazioni correlate all’infusione (33,2% vs 0,5%) e le eruzioni cutanee dovute ai farmaci (23,9% vs 0,5%).
Gli EA più comuni con Vorinostat rispetto a Mogamulizumab sono stati, invece, la diarrea (61,8% vs 23,4%), la nausea (42,5% vs 15,2%), la trombocitopenia (30,6% vs 11,4%), la disgeusia (29,0% vs 3,3%) e l’aumento della creatinina ematica (28% vs 3,3%).

I risultati di questo studio quindi supportano Mogamolizumab come una nuova preziosa opzione terapeutica nei pazienti con CTCL.4

Merita infine attenzione lo studio di fase I che ha valutato l’attività del Duvelisib (IPI-145), inibitore orale della fosfatidilinositolo 3-chinasi (PI3K)δ/ γ. L’inibizione di PI3K- δ/ γ bloccherebbe direttamente la crescita delle cellule T linfomatose, rendendo il duvelisib un candidato promettente per i pazienti con linfoma a cellule T periferico (PTCL) o cutaneo (CTCL).5

Alla luce di questi dati incoraggianti si prospetta la possibilità di nuove strategie terapeutiche nella pratica clinica quotidiana di una neoplasia che, seppur rara, risulta talvolta di difficile gestione.

Bibliografia

  1. Olsen EA1. Evaluation, Diagnosis, and Staging of Cutaneous Lymphoma.  Dermatol Clin. 2015 Oct.
  2. R. Williemz et al. Classification of primary cutaneous lymphomas. Uptodate, Topic 109157 Version 1.0. 2018 .
  3. Kim HY et al. Brentuximab Vedotin demonstrates significantly superior clinical outcomes in patients with CD30 expressing cutaneous T cell lymphoma versus physician choise(Methotrexate or Bexarotene):the phase 3 ALCANZA study. Lancet. 2017 Aug 5;390(10094):555-566.
  4. Kim HY et al ; Anti-CCR4 Monoclonal Antibody, Mogamulizumab, Demonstrates Significant Improvement in PFS Compared to Vorinostat in Patients with Previously Treated Cutaneous T-Cell Lymphoma (CTCL): Results from the Phase III MAVORIC Study.Blood 2017 130:817 (meeting Ash 2017).
  5. Horwitz S et al; Activity of the PI3K-d,g inhibitor duvelisib in a phase 1 trial and preclinical models of T-cell lymphoma. Blood. 2018 Feb 22;131(8):888-898.