LA TIRBANIBULINA 1% UNGUENTO PER USO TOPICO COME NUOVO APPROCCIO TERAPEUTICO NELLE CHERATOSI ATTINICHE DI GRADO I DEL CUOIO CAPELLUTO E DEL VOLTO

LA TIRBANIBULINA 1% UNGUENTO PER USO TOPICO COME NUOVO APPROCCIO TERAPEUTICO NELLE CHERATOSI ATTINICHE DI GRADO I DEL CUOIO CAPELLUTO E DEL VOLTO

Antonia Rivieccio, Laura Diluvio, Elena Campione
UOSD Dermatologia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata

La cheratosi attinica è una lesione cutanea precancerosa, caratterizzata da un’iperproliferazione di cheratinociti displastici dell’epidermide, correlata all’effetto cumulativo dell’esposizione ai raggi ultravioletti (UV). Le cheratosi attiniche insorgono sia come lesioni singole, che nell’ambito del campo di cancerizzazione, che corrisponde al tessuto perilesionale estesamente fotodanneggiato dove sono presenti lesioni subcliniche non visibili. Sebbene le cheratosi attiniche possano regredire, di solito persistono e possono progredire in carcinoma a cellule squamose (SCC). Per tale ragione un precoce ed efficace trattamento, in grado di intervenire sia sulle lesioni cliniche sia subcliniche, è cruciale per prevenire la progressione a carcinoma squamocellulare. Molti trattamenti topici per le cheratosi attiniche sono spesso limitati dalla scarsa tollerabilità e dalla durata prolungata, con ridotta aderenza alla terapia da parte del paziente e compromissione del successo terapeutico.

Nel 2020 l’FDA ha autorizzato l’utilizzo della tirbanibulina in formulazione unguento all’1% nel trattamento delle cheratosi attiniche non ipercheratosiche, non ipertrofiche di grado I secondo Olsen, del cuoio capelluto e del volto, su un’area contigua di 25 cm2 con un’applicazione giornaliera per 5 giorni consecutivi. La tirbanibulina ha una potente attività antitumorale e antiproliferativa. La sua attività antiproliferativa è dovuta alla capacità di legarsi in maniera reversibile alla tubulina, inibendone la polimerizzazione e promuovendo la rottura dei microtubuli, inducendo così l’arresto del ciclo cellulare e la morte per apoptosi delle cellule proliferanti. Inoltre, la tirbanibulina è in grado di indurre l’interruzione della segnalazione della tirosina chinasi Src, i cui livelli elevati svolgono un ruolo nello sviluppo sia della cheratosi attinica sia del carcinoma squamocellulare. A differenza di altri trattamenti per le cheratosi attiniche, la tirbanibulina non induce necrosi tissutale a fronte di un basso tasso di reazioni cutanee locali gravi, il che si traduce in una buona tollerabilità ed in un profilo di sicurezza favorevole del farmaco. Sono stati condotti 2 studi clinici di fase III, randomizzati, in doppio cieco, a gruppi paralleli, controllati con veicolo, in 702 soggetti con 4-8 cheratosi attiniche sul viso o sul cuoio capelluto, all’interno di un’area contigua che misurava 25 cm2.

L’efficacia è stata valutata ponendo come obiettivo principale la percentuale di pazienti con una riduzione completa (100%) del numero di lesioni nell’area di applicazione al giorno 57 e come obiettivo secondario la percentuale di pazienti con una riduzione parziale (≥ 75%) del numero di lesioni, all’interno dell’area di applicazione al giorno 57. Inoltre, è stata valutata l’incidenza di recidiva ad 1 anno. I risultati aggregati di entrambi gli studi hanno dimostrato una clearance completa nel 49% dei pazienti (n=174) e una clearance parziale nel 72% dei pazienti (n=255) trattati con tirbanibulina. I pazienti che avevano ottenuto una clearance completa sono stati valutati ad un anno ed il 47% di essi ha manifestato una recidiva (stessa localizzazione del basale). Le valutazioni della sicurezza fino al giorno 57 includevano la registrazione di reazioni cutanee locali, comparsa di pigmentazione o cicatrici sull’area trattata, eventi avversi, ECG, parametri di laboratorio esame obiettivo e segni vitali. Sono stati valutati 6 segni di reazioni cutanee locali (eritema, desquamazione, formazione di croste, gonfiore, vesciche ed erosioni) e la gravità è stata valutata su una scala da 0 a 3 (0:assente; 1:lieve; 2:moderata; 3:grave).

Sono stati segnalate principalmente reazioni cutanee locali di grado lieve/moderato. Eritema (93%) e desquamazione (82%) le reazioni più comunemente riscontrate, oltre che prurito e dolore al sito di applicazione. Le reazioni cutanee locali hanno raggiunto il picco all’ottavo giorno del trattamento e si sono risolte spontaneamente in circa 2 settimane. In conclusione, l’utilizzo locale di tirbanibulina rappresenta un’efficace e innovativa opzione terapeutica, con un regime posologico che favorisce l’aderenza da parte dei pazienti, con un ottimo profilo di sicurezza e tollerabilità, correlate ad un meccanismo d’azione proapoptotico, che limita il processo infiammatorio nella sede di applicazione.

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