Virginia Garofalo
Unità Operativa di Dermatologia
Policlinico Universitario di Roma Tor Vergata
La rosacea è una malattia infiammatoria cronica, complessa e multifattoriale, che può interessare non solo la pelle ma anche gli occhi. Non sono noti dati epidemiologici del disturbo nella popolazione italiana, tuttavia si stima che la prevalenza in Europa vari dal 2,3% al 22%. Si tratta quindi di una diagnosi molto comune, la quinta dopo l’acne, la dermatite atopica, la psoriasi e le cheratosi attiniche. L’esordio avviene solitamente tra la terza e quinta decade di vita, con incidenza maggiore nei soggetti con fototipo chiaro. Si caratterizza per la presenza di flushing transitorio, eritema persistente con teleangectasie, papule e/o pustole e negli stadi più avanzati si può presentare sotto forma di fima. Si tratta di un disturbo cronico recidivante con periodi di riacutizzazione che colpisce prevalentemente il volto, pertanto ha un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti, tanto da indurre disagio, isolamento e stigmatizzazione sociale che incidono fortemente sulle attività di lavoro e di relazione. In base alle manifestazioni cliniche la rosacea viene classificata in: rosacea eritemato-teleangectasica, rosacea papulo-pustolosa, rosacea oculare e rosacea fimatosa. Tale classificazione facilita la scelta adeguata delle terapie.
L’eziopatogenesi non è ancora stata completamente chiarita, tuttavia i processi infiammatori alla base della malattia sono in gran parte da attribuire ad alterazioni della risposta immunitaria innata verso antigeni microbici, specie del Demodex folliculorum, alterazioni neurovascolari con tendenza alla vasodilatazione ed aumentata suscettibilità a fattori ambientali (raggi UV, fonti di calore, stress fisici ed emotivi, cibi piccanti ed alcool).
Recenti evidenze scientifiche hanno documentato alcuni meccanismi fisiopatologici correlati alle manifestazioni cliniche di tale malattia; benché fosse già nota la base genetica, di recente sono stati identificati due polimorfismi genetici rs763035 e rs111314066, localizzati rispettivamente in prossimità di geni codificanti proteine del complesso maggiore di istocombatibilità di classe II : HLA-DRA, BTNL2, HLA-DRB1, HLA-DQB1, HLA-DQA1, coinvolti nella patogenesi della rosacea.
E’ ipotizzabile che la rosacea condivida alcuni di questi substrati genetici con altri quadri morbosi infiammatori gastrointestinali come il morbo celiaco, il morbo di Crohn, la rettocolite ulcerosa, la sindrome del colon irritabile e la sindrome da iperproliferazione baterica (SIBO). La loro prevalenza, infatti, è aumentata nei pazienti affetti da rosacea oltre alla, ormai ben nota, correlazione tra rosacea e infezione da H. Pylori che è consigliabile sempre indagare nei pazienti poiché in molti casi l’eradicazione è alla base del successo terapeutico. Inoltre la rosacea è stata significativamente associata a malattia cardiovascolare, sindrome metabolica, e diabete mellito; tali patologie condividono con la rosacea un substrato infiammatorio, caratterizzato da aumentato stress ossidativo e rilascio di citochine proinfimmatorie5. Di recente uno studio epidemiologico danese ha evidenziato l’aumentato rischio di tumori epiteliali cutanei, tumore al seno, epatocarcinoma e gliomi cerebrali nei pazienti affetti da rosacea mentre sembra ridursi il rischio di carcinoma polmonare. Tali ipotesi, sebbene ancora oggetto di discussione tra gli autori, identificano la rosacea come possibile spia di patologie di organi più profondi che il dermatologo non deve trascurare, ma saper riconoscere al fine di fornire un inquadramento diagnostico-terapeutico adeguato.
Non esiste a tutt’oggi una cura definitiva per la rosacea. E’ tuttavia disponibile una serie di terapie che, utilizzate nel contesto clinico adeguato, consentono di migliorare i sintomi, le manifestazioni cliniche. L’approccio terapeutico varia in base ai sottotipi clinici. L’obiettivo principale è quello di ridurre il numero e la gravità delle lesioni infiammatorie e ridurre l’eritema. Il trattamento farmacologico si avvale di terapie topiche e sistemiche.
Tra le terapie più recentemente approvate dalla Food and Drug Administration, per la forma eritemato-teleangectasica, riconosciamo l’oximetazolina 1% per uso topico; si tratta di un agonista del recettore alfa 1A adrenergico che agisce come vascostrittotre con effetto rapido tramite una riduzione del flusso sanguigno regionale.
L’ivermectina 1% topica è tra i nuovi più farmaci disponibili per il trattamento della rosacea papulo-pustolosa grazie alla sua attività antiparassitaria e antinfiammatoria. Studi clinici comparativi hanno dimostrato la sua superiorità rispetto ad altri farmaci di riferimento come il metronidazolo.
Nell’ambito dei nuovi farmaci topici per la rosacea si annovera, inoltre, l’acido azelaico al 15% in formulazione schiumogena, l’autorizzazione all’uso anche in caso di rosacea ha fatto seguito a due studi clinici condotti su 1362 pazienti.
La terapia di combinazione o le terapie sequenziali, possono consentire al clinico di ottimizzare i risultati. Le combinazioni più utilizzate sono basate sull’associazione di un farmaco orale (doxiciclina 40 mg) e terapia topica, di due terapie topiche, o di una terapia topica con terapie fisiche.
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