Lupus in trappola: la nuova target therapy

Lupus in trappola: la nuova target therapy

Arianna Piccolo

Unità Operativa di Dermatologia, Policlinico di Roma Tor Vergata

Il Lupus eritematoso sistemico (LES) è una malattia autoimmune sistemica complessa, caratterizzata da un ampio spettro di manifestazioni cliniche, laboratoristiche e anomalie immunologiche. La sua incidenza varia approssimativamente tra 0,3 e 23,7 su 100.000 abitanti l’anno e la sua prevalenza tra 6,5 e178,0 su 100.000 abitanti. La patogenesi del LES è complessa e non completamente chiarita, ma caratteristica è la produzione di autoanticorpi contro antigeni nucleari, che formano immunocomplessi, i quali si possono depositare in vari tessuti e organi attivando le vie del complemento, e conseguente infiammazione e danni ai tessuti.

Attualmente, le terapie del LES comprendono gli antimalarici di sintesi (idrossiclorochina), i glucocorticoidi, agenti immunosoppressivi convenzionali, quali azatioprina, ciclosporina o methotrexate; tuttavia, queste terapie sono associate alla comparsa di effetti collaterali, specialmente se impiegate per un lungo periodo di tempo.

Significativi progressi nella comprensione delle basi molecolari dell’immunità innata hanno portato a identificare nuove molecole implicate nella patogenesi del LES e, dunque, nuovi target terapeutici, che hanno permesso di introdurre trattamenti mirati e con un migliore profilo di sicurezza rispetto ai farmaci tradizionali.

Ad oggi, la maggior parte degli studi si sono concentrati su terapie target dirette contro le cellule B, le quali sono state identificate come principali attori nella patogenesi del LES. Tra i farmaci diretti contro le cellule B gioca un ruolo fondamentale il Rituximab, anticorpo anti CD20, che si è dimostrato efficace e sicuro sia in monoterapia che in associazione. Un altro agente attualmente in studio è il Belimumab, anticorpo che inibisce la sopravvivenza e la differenziazione delle cellule B bloccando lo stimolatore solubile dei linfociti B.

Data la vasta gamma di autoanticorpi coinvolti nella patogenesi, il LES è tipicamente classificato come una malattia B-mediata, tuttavia, una crescente evidenza sostiene il ruolo delle cellule T nella patogenesi della malattia, queste giocano, infatti, un ruolo fondamentale nella maturazione delle cellule B, così come nella produzione di anticorpi. Tra i farmaci diretti contro i linfociti T merita una menzione Abatacept, proteina di fusione capace di legare CD80 e CD86 e di bloccare l’interazione tra linfociti T e B, impedendo in tal modo l’attivazione delle cellule B da parte dei linfociti T.

Un’altra molecola oggetto di attenzioni è IL-6, una citochina con una vasta gamma di attività biologiche che svolge un ruolo cruciale nell’immunoregolazione e nell’infiammazione. Tocilizumab e Sirukumab, due anticorpi monoclonali diretti contro IL-6, si sono dimostrati efficaci, tuttavia sono necessari ulteriori studi per determinarne il profilo di sicurezza.

Una potenziale terapia target attualmente in studio per il LES è Ustekinumab, un anticorpo monoclonale diretto contro la subunità p40 di IL12 / IL23 e approvato dall’ FDA per il trattamento della psoriasi. Altri possibili agenti terapeutici sono gli inibitori di JAK, inibitori dei Toll-Like Receptors, inibitori del proteasoma, inibitori dell’ enzima istone deacetilasi..

Man mano che la patogenesi del LES diventa più chiara, potremmo essere in grado, nel prossimo futuro, di correlare manifestazioni cliniche di malattia con percorsi patogenetici specifici e, dunque, di identificare target terapeutici mirati e personalizzati.

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